Come molti imprenditori della Silicon Valley, Osborne attorno alla metà degli anni ’70 frequenta assiduamente l’Homebrew Computer Club. In quel periodo è già attivo sul fronte editoriale, con una piccola casa editrice che pubblica testi divulgativi sui temi dell’informatica.

I testi della Osborne&Associates (1972-1979) affrontano temi complessi con un linguaggio adatto al crescente pubblico di hobbisti, e ottengono una buona popolarità sul mercato: nel 1979 la MCGraw-Hill acquisisce la Osborne&Associates per 3 milioni di dollari – niente male per un business iniziato 7 anni prima con una spesa di $ 5000.

Osborne, forte di una buona reputazione nella Silicon Valley e di un’ampia rete di contatti, compie il grande passo verso il mondo dell’hardware: assume Lee Felsenstein, altro frequentatore abituale dell’Homebrew Computer Club, nonché creatore del popolare Sol-20 (basato su Intel 8080), con l’obiettivo di progettare un computer trasportabile di basso costo, nel cui business case gioca un ruolo fondamentale il bundling di software di produttività – una scelta di “scuola IBM”.

Nel 1981 l’azienda fondata da Osborne diventa Corporation e l’Osborne 1 debutta alla National Computer Conference, riscuotendo grandi successi. Al prezzo inferiore ai $ 2000, l’Osborne 1 include software per un valore di $ 1500, grazie ad accordi fra l’azienda e varie software house.


osborne11

Introduced: April 1981
Price: US $1,795
Weight: 24.5 pounds
CPU: Zilog Z80 @ 4.0 MHz
RAM: 64K RAM
Display: built-in 5" monitor

53 X 24 text
Ports: parallel / IEEE-488

modem / serial port
Storage: dual 5-1/4 inch, 91K drives
OS: CP/M

 

Come si vede nella figura, il computer si presenta con un layout orizzontale e la tastiera  a fare da coperchio. Chiuso somiglia dunque ad una voluminosa valigia, di dimensioni tuttavia idonee al trasporto in aereo come bagaglio a mano – da cui la definizione di computer “trasportabile”.

Il peso dell’unità è rilevante – oltre 10 Kg – e il monitor  integrato a fianco dei lettori floppy è molto sacrificato, con una dimensione di soli 5″. Ciononostante le vendite, che iniziano a luglio del 1981, sono sorprendenti, al punto da sovraccaricare pesantemente la capacità degli impianti produttivi – Osborne nel frattempo lavora anche come editorialista per Infoworld (qui alcuni suoi contributi).

Malgrado alcuni difetti produttivi, che costringono al richiamo di oltre 100.000 unità, l’azienda va a gonfie vele e gli investitori giubilano: a meno di un anno dal lancio del primo sistema, Osborne prevede vendite totali per oltre 250 milioni di dollari.

La concorrenza non tarda a svegliarsi, ed arriva presto sul mercato con un sistema che, ad un prezzo molto competitivo, ripara al principale deficit dell’Osborne 1: la dimensione del display. Il competitor si chiama Kaypro II, un sistema ben noto agli appassionati di retrocomputing, ed offre, ad un prezzo più basso dell’Osborne, un display da 9″.

La risposta di OCC, il modello Executive, non convince la clientela: il successore del famoso Osborne 1 costa più del Kaypro e offre un display da soli 7″. Come sottolinea il popolare columnist Bob Cringely, questa banale constatazione sfata il mito del cd. “effetto Osborne”, ovverosia l’azzeramento delle vendite dovuto all’annuncio troppo anticipato di modello successivo.

L’effetto Osborne, secondo questa versione dei fatti, consisterebbe piuttosto nell’errore di fidarsi troppo del proprio brand, pensando di poter imporre alla clientela un prodotto tecnicamente inferiore a un prezzo superiore a quello della concorrenza, ma anche questa facile conclusione andrebbe arricchita di analisi sulla situazione produttiva e finanziaria della OCC che non abbiamo modo di svolgere in questa sede.

Con i magazzini ancora pieni di Osborne 1, gli ordini dell’Executive che non decollano, alcuni problemi produttivi, risorse  insufficienti da dedicare al successore dell’Executive, OCC si trova anche ad affrontare l’ira degli investitori circa alcune irregolarità contabili e, contemporaneamente, la necessità di attuare forti tagli di prezzo.

Massicci licenziamenti precedono la bancarotta, dichiarata nel settembre del 1983 a fronte di una situazione finanziaria divenuta insostenibile: a poco più di due anni dalla nascita, la OCC chiude i battenti, avendo alle spalle una crescita senza precedenti e un declino altrettanto fulmineo. È il lato violento della Silicon Valley, quella “sottile linea rossa” che separa il successo dal fallimento in un contesto ipercompetitivo.

L’avventura della Osborne Computer Corporation, qui raccontata con un volo radente, rappresenta un formidabile case study circa le prima fasi dell’industria informatica, ed è oggetto di un interessantissimo libro scritto a quattro mani dallo stesso Osborne assieme al celebre editorialista John C. Dvorak: Hypergrowth: The rise and fall of the Osborne Computer Corporation.

osborne02

L’avventura imprenditoriale di Adam Osborne, com’è il caso per molti famosi imprenditori americani, non si ferma tuttavia con il fallimento di OCC. Prosegue, questa volta in ambito software, con la fondazione della Paperback Software International Ltd. (1984), un’azienda specializzata nella realizzazione di software office a basso costo.

L’azienda acquisisce una certa fama con VP-Planner, uno spreadsheet visualmente molto simile a Lotus 1-2-3 e ricco di funzioni aggiuntive fra cui la gestione di semplici database, proposto sul mercato ad una frazione del prezzo di 1-2-3.

In un quadro legislativo del tutto indeterminato circa il copyright in ambito software, Lotus denuncia la Paperback Software nel 1987, adducendo come motivazione le similarità visuali e d’interfaccia di VP-Planner rispetto al suo prodotto.

La causa si conclude due anni dopo a favore di Lotus – malgrado il programma della Paperback non includesse una sola riga di codice sorgente Lotus – con il ritiro di VP-Planner, cui segue l’abbandono di Osborne da ogni incarico presso l’azienda.

Si tratta di un precedente epocale nella storia del software, che mette in una diversa prospettiva anche la questione QDOS-CP/M trattata a proposito di un altro grande pioniere dell’industria, Gary Kildall.

Interessante peraltro ricordare che lo stesso 1-2-3 è un equivalente funzionale di Visicalc, il primo spreadsheet nella storia informatica.

A pochi anni dalla conclusione della causa contro la Paperback, nel 1992, Osborne torna in India – la terra della sua prima infanzia – dove passa, fra grossi problemi di salute, gli ultimi anni della sua vita. Morirà a Kodaikanal nel 2003, generando il solito codazzo di “coccodrilli”.

Diversamente dalle leggende metropolitane – che gli intitolano la “tipica fesseria” dell’imprenditore hi tech – la sua figura, presente in tutti crocevia della “preistoria” informatica, rimane eminentissima, oltre che di grande ispirazione per chi nel passato cerca ancora chiavi per comprendere il presente e gettare uno sguardo al futuro.

Ricordiamolo dunque con questo straordinario aforisma, di qualche valore anche per aspiranti imprenditori e, più in generale, per il tessuto economico nazionale, che ancora associa il fallimento all’infamia: “The most valuable thing you can make is a mistake – you can’t learn anything from being perfect.”

Fonte: www.appuntidigitali.it


02.04.2011 - ANSA

A guardarlo adesso può far sorridere: anche il più scarso degli smartphone è più potente, ma 30 anni fa era un'innovazione che avrebbe cambiato il modo di usare il computer. E' l'Osborne-1, il primo modello veramente commerciale di pc portatile, le cui vendite cominciarono appunto nell'aprile del 1981 - tre mesi prima del primo personal computer, da tavolo, dell'IBM - segnando l'inizio di un'era culminata in questi ultimi anni con l'introduzione dei tablet, e che un domani potrebbe dar vita persino a pc 'arrotolabili'. Osborne-1 fu presentato alla West Coast Computer Fair di San Francisco al costo abbastanza impegnativo di 1.795 dollari.

Anche se si trattava di un portatile (in realtà apparteneva alla categoria dei 'trasportabili') l'Osborne-1 richiedeva al suo fortunato possessore una certa forza fisica perché pesava ben undici chili. Un tablet di oggi al massimo arriva a 6-800 grammi e un laptop a non più di 2-3 kg. Aveva una capacità di memoria Ram di 64 Kbyte, utilizzava il sistema operativo CP/M, il predecessore di PC-Dos e MS-Dos, e come software, Wordstar e SuperCalc, entrambi entrati poi nella storia dell'informatica. Nonostante lo schermo da appena 5 pollici (13 cm), ebbe comunque successo, testimoniato da vendite per circa 250 milioni di dollari, tra il 1981 e il 1983. Tra l'altro il computer è diventato famoso anche per l'"Effetto Osborne": l'annuncio prematuro del suo successore, più potente e meno costoso, provocò infatti un calo drastico delle vendite, contribuendo a portare al fallimento l'azienda, nel 1983. Un errore che ha "fatto scuola" nell'industria informatica. L'Osborne-1 fu subito ampiamente imitato e quindi rimpiazzato da altri modelli molto più avanzati della concorrenza.

Cinque anni dopo l'IBM lanciò il suo 'Convertible', che pesava la metà e aveva uno schermo Lcd molto più grande, oltre a 'ben' 512 Kbyte di memoria RAM. In seguito il computer portatile continuò a perdere peso mentre contemporaneamente crescevano le dimensioni dello schermo, che dal 1991 divenne standard a colori. Intorno al 2000 sono cominciati ad arrivare i 'desktop replacement', pc portatili con uno schermo ampio, in grado di fornire prestazioni uguali a quelli da tavolo. In seguito c'é stato anche il 'sorpasso' e i portatili hanno superato le vendite dei pc da tavolo. La corsa alla miniaturizzazione non si é però mai interrotta: prima sono arrivati i subnotebook (dal peso tra 800 grammi e 2 Kg) e, a metà del decennio scorso, i netbook (tra 800 e 1,2 Kg).

Questi ultimi hanno trainato il mercato informatico fino all'arrivo dell'iPad, un anno fa. La tavoletta dell'Apple ha rivitalizzato un segmento di mercato che languiva da anni, quello dei tablet. Un successo, trainato ulteriormente dall'iPad 2, che però è andato a scapito dei pc, soprattutto portatili, le cui vendite sono adesso in forte flessione. Tanto che gli analisti cominciano a parlare di un "mondo post-pc". Ma i pc tradizionali hanno ancora in serbo delle sorprese, come il 'Rolltop', della tedesca Orkin design. "Il Rolltop - spiega il sito della compagnia - è un computer completamente arrotolabile, come un tappetino da yoga, che può essere srotolato e usato sia come vero e proprio laptop che come schermo".

percon8208.big_

Allegati:
Scarica questo file (Osborne_1_computer.pdf)Osborne_1_computer.pdf318 kB

Pagine correlate