GINEVRA, 15 DICEMBRE – Un ulteriore passo verso la comprensione dell’Universo, quello che è stato presentato ieri da un equipe di ricercatori del Cern, sempre che gli esperimenti futuri arrivino a confermare i primi dati emersi: le prime prove tangibili, parrebbe, dell’esistenza dei Bosoni di Higgs, soprannominati “particelle di Dio”.

 

Guido Tonelli e Fabiola Gianotti, i ricercatori  che coordinano gli esperimenti, hanno presentato ai giornalisti accorsi ad affollare la sala stampa del Cern di Ginevra i più recenti risultati della caccia alla sfuggente particella, un ulteriore passo avanti per confermare il Modello Standard, il settore della fisica quantistica delegato a spiegare dal punto di vista di quella teorizzazione il funzionamento delle quattro interazioni principali;  interazioni di cui, se venisse confermata la scoperta, resterebbe da spiegare solo l’attrazione gravitazionale.

 

Altro motivo dell’importanza del bosone è che, sempre in accordo con queste cosiddette Teorie dell’unificazione, sarebbe questa particella a consentire a tutte le altre di avere una massa.

 

Un ulteriore, deciso passo in avanti insomma nella strada dell’Uomo verso la spiegazione dei misteri del Cosmo, per quanto al momento gli studiosi rimangano comprensibilmente prudenti: allo stato attuale si parla ancora di aumento degli elementi che depongono a favore, la caccia alla conferma continua.

 

 

 


 

L'acceleratore Lhc, il gigante che parla italiano
La grande macchina ha 'agganciato' il bersaglio

Parla anche italiano l'acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra. Progettato e costruito per studiare la fisica del futuro grazie anche al supporto di molti 'cervelli italiani', è già riuscito ad 'agganciare' uno dei suoi bersagli principali,il bosone di Higgs, la particella di Dio grazie alla quale esiste la massa. La 'fotografia' dell'impronta del bosone di Higgs annunciata a Ginevra rappresenta un primo importante risultato di questo gigante tecnologico, a cui i fisici di tutto il mondo si affidano per rispondere a molte difficili domande. Grazie alle altissime energie raggiunte all'interno del suo tunnel circolare sotterraneo, posto al confine tra Francia e Svizzera e lungo 27chilometri, Lhc potrà dirci di che cosa è fatta la stragrande maggioranza della materia e dell'energia contenutanell'Universo.  Questo grazie a quattro grandi esperimenti: Atlas(A Toroidal Lhc ApparatuS), Cms (Compact Muon Solenoid), Alice(A Large Ion Collider Experiment) e Lhcb (Large Hadron ColliderBeauty).

Atlas è il più importante rivelatore dell'Lhc, che oltre a dare la caccia a bosone di Higgs, materia oscura e antimateria, cercherà di verificare se esistono nuovi mattoni della materia e nuove forze. Cms non si occupa solo della ricerca della particella di Dio, ma vuole anche spiegare perché la materia ha finito con il prevalere sull'antimateria e indaga sulla materia oscura. Alice punta invece a ricreare lo stato della materia esistito per pochi miliardesimi di secondo subito dopo il Big Bang, mentre Lhcb cercherà di capire che cosa è successo fra materia e antimateria subito dopo il Big Bang.

Quella del super-acceleratore Lhc è un'avventura nella quale l'Italia gioca un ruolo di primo piano. Innanzitutto è direttamente coinvolta attraverso l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) che coordina complessivamente circa 800 ricercatori, che svolgono anche compiti di responsabilità in diversi esprimenti. Anche le industrie italiane hanno dato il loro contributo costruendo parti importantissime e di tecnologia molto avanzata per i rivelatori di particelle. Un esempio per tutti la Ansaldo che, tra le sue diverse attività, ha fornito un quarto dei dipoli superconduttivi, le bobine del Barrel Toroid di Atlas e ha partecipato alla costruzione del solenoide superconduttore di Cms.

Fonte: ANSA