In questi giorni circola uno studio di alcuni ricercatori britannici, secondo il quale sarebbe accertato che il problema “antennagate”, il nome con cui è stato battezzato il problema della riduzione di efficienza di antenna a contatto con la mano, lamentato prima di tutto da iPhone 4, sia un problema non solo reale, ma riguardante indifferentemente tutti gli smartphone, non solo quelli di Apple e non solo iPhone 4.

Non oso minimamente mettermi al di sopra di chi svolge ricerche: senz’altro si tratta di persone dotate di preparazione accademica ineccepibile. Però non posso neppure dimenticare di essere un Radio Amatore, di quelli “veri”, con tanto di “patente di operatore di stazione di Radio Amatore” per conseguire la quale ho sostenuto un esame di stato, sia di radioelettronica che di telegrafia (all’epoca quest’ultimo era obbligatorio).

Come tale, non riesco a trattenere – a proposito del concetto dietro al quale s’è formato l’antennagate – un certo ghigno compiaciuto, analogo al famoso detto: “hai voluto la bicicletta? Allora pedala, e zitto”.

Andando al “pratico”: dai cellulari, smartphone e tablet di oggi, riflettendoci, l’antenna – di cui pure hanno bisogno tutti – è apparentemente sparita. Nel senso che non ci sono più né asticelle da sollevare, né stili da estrarre, né protuberanze che sporgono dal dorso o dalla sommità degli apparecchi, né nulla che possa far pensare all’esistenza di un’antenna.

Eppure, ragionando, l’antenna deve esserci, per definizione: altrimenti, il ricetrasmettitore non potrebbe irradiare nell’aria la sua potenza né potrebbe ricevere il segnale proveniente dalla stazione radio base cellulare (o dialogare con l’Access Point WiFi, non cambia nulla, il concetto è identico).

In effetti, l’antenna non è sparita: ha solo assunto altre forme, è stata inserita all’interno dei gusci, ha mutato struttura trasformandosi in asticelle metalliche incise su circuito stampato, in piastrine vagamente sagomate a mo’ di dipolo e alloggiate dietro le conchiglie dei cellulari, oppure – come nel caso di iPhone 4 – è stato sfruttato il profilo metallico esterno. Tutte soluzioni mirate a cercare di occultarla, perché è brutta, fastidiosa o latrice di impaccio, quel che si vuole.

Anche usare il profilo metallico esterno di iPhone 4 rientra in questa mira. Ma è una scelta, sotto il profilo strettamente radioelettrico, che sono convinto sia stata ampiamente criticata e condannata da qualsiasi Radio Amatore che si rispetti.

Se personalmente finora mi sono astenuto dal farlo su queste pagine, è solo perché qui se ne è parlato sotto forma di notizie, ma ora no: ora siamo nella pagina delle opinioni, dunque posso farlo anch’io. Ogni buon Radio Amatore ha compreso sin dal primo giorno che la scelta di Apple riguardo l’antenna di iPhone 4 avrebbe portato grane non superabili. E altrettanto vale per qualsiasi altro apparecchio la cui antenna sia apparentemente “sparita”, ovvero sia stata compressa, sotto mentite spoglie, all’interno del guscio. Il contatto, non necessariamente fisico ma anche soltanto ravvicinato con la pelle, con un arto o con il cranio avrebbe portato una drastica riduzione d’efficienza, è semplicemente… lapalissiano.

Un'antenna da Radio Amatori, considerata in contrasto con la tutela paesaggistica

Un'antenna da Radio Amatori, considerata in contrasto con la tutela paesaggistica

Se dell’antenna si potesse fare sempre a meno, probabilmente i primi a farlo sarebbero proprio i Radio Amatori.

Essi sono i primi che vorrebbero evitare di foderare i tetti delle loro case con svettanti tralicci, a volte sfidando impavidamente la gravità e altre volte, pur di ottenere un risultato migliore, persino entrando in contrasto con le autorità, che in alcuni casi riescono anche ad “averla vinta”, non per ragioni radioelettriche ma per cavilli o vincoli paesaggistici (quella qui di lato è davvero generosa nelle dimensioni e le autorità ne hanno imposto la disinstallazione, ritenendola “oltre” i limiti).

Purtroppo ciò che prevale oggi non è l’obbiettività, la razionalità e il rispetto per i concetti accademici. Oggi prevale l’apparire piuttosto che l’essere, il soddisfare le richieste di mercato in ogni caso, anche se i libri di testo urlano di orrore, facendo comprendere come ciò che si cerca sia un compromesso impossibile. E anche ad Apple qualcuno se ne era accorto, sia chiaro: a Cupertino non sono a corto di ingegneri capaci di comprendere un concetto del genere.

Altrettanto ovvio – sempre per un semplice Radio Amatore – che a poco o nulla servono bumper, o gusci protettivi, pezzi di nastro isolante o altre “invenzioni” sospinte dalla latente consapevolezza di star affrontando un problema ineludibile.

Un Siemens S8, GSM solo a 900 MHz (click per ingrandire)

Un Siemens S8, GSM solo a 900 MHz

Per risolvere bene il problema dal punto di vista radioelettrico, occorrerebbe accettare una realtà sulla quale praticamente tutti storcerebbero il naso, con annesse smorfie di dissenso: su iPhone – come su tutti gli altri smartphone – occorrerebbe accettare di avere un cilindretto in plastica, apposto sulla parte superiore e spostato il più possibile a distanza dal cranio, all’interno del quale si possa alloggiare un’antenna vera, ossia un piccolo stilo metallico che si comporti ricordando almeno vagamente una delle formule accademiche con cui si definisce una vera antenna.

Tale cilindretto, per rispettare la formula base sui calcoli della lunghezza dello stilo d’antenna, dovrebbe sporgere di circa 6 centimetri (considerando che la più bassa frequenza usata è circa 900 MHz). Non sto vaneggiando: quando gli ingegneri di Siemens, venticinque anni fa, progettarono la “linea S” dei primi cellulari GSM della casa, si preoccuparono proprio di questo dettaglio: personalmente, possiedo ancora un Siemens S8 perfettamente funzionante (vedi figura), capace di operare solo a 900 MHz – dunque capace di funzionare solo con TIM e Vodafone – che, come si può osservare, dispone di un’antenna che ancora può essere definita “vera”. E la sua presenza, specie in zone marginali, fa una differenza abissale.

Ma il mercato accetterebbe mai una soluzione del genere, sotto il profilo estetico, sui gadget di oggi? Ecco. Allora, cosa ci si lamenta a fare, visto che si tratta di un caso emblematico di botte piena e moglie ubriaca?

Marco Valerio Principato

 

Fonte: NBTimes