«Vi chiederete cosa: se ne fa un muto e paralizzato della patente da radioamatore? Semplice, potrà parlare a tutto il mondo via etere!». È un passo della mail che Michele Riva, torinese di 51 anni, colpito da Sla, ha scritto ai suoi amici, alla vigilia di un evento per lui molto importante, l'esame per diventare un pilota dell'etere. «Grazie alla tecnologia elettronica moderna - spiega ancora nella mail - forse unico caso in Italia, con il mio comunicatore vocale a tracciamento oculare (my tobii della SRLABS ), gestirà un secondo pc, che a sua volta comanderà,in totale autonomia, tutte le funzioni della ricetrasmittente. Via etere echeggerà la voce del mio computer comunicatore, con il sintetizzatore vocale». C'è l'emozione di un bambino in queste righe comunicate a chi gli è stato vicino negli ultimi anni difficili.
«È importante progredire sempre» aggiunge, con il coraggio tipico di chi è toccato da tragedie importanti. Non a caso l'espressione, nella home page del suo sito, è contraddistinta da un sorriso dolce e beneaugurante, come volesse trasmettere ottimismo agli altri. Quella del radioamatore è una passione antica, che la Sla, sopravvenuta qualche anno fa, non è riuscita dunque a fermare. Michele ha dedicato una vita al lavoro, come operaio metalmeccanico, dividendola con Vanda e il figlio Fabio. Altre due passioni, quasi al limite del sogno, le barche e appunto l'attività di radioamatore, non impossibile da praticare di per sè, ma trasformatasi in uno scoglio durissimo quando una malattia così terribile colpisce a tradimento. E infatti era arrivata nel '99 a guastare tutto e in soli cinque anni gli aveva fatto perdere l'uso degli arti e rischiare la morte con crisi respiratorie, «ma per fortuna poi si è fermata», commenta lui stesso. Quel tanto che basta per fargli realizzare tanti progetti, tra cui il sito, il libro «Il ramarro verde», il patentino radio e poi chissà quante cose ancora. Michele sosterrà l'esame dal 21 al 23 giugno alla sezione di Torino.
«Può rivelarsi facile o difficile a seconda della formazione culturale del soggetto - spiega Giordano Giordani, presidente della sezione romana dell'associazione italiana radioamatori, codice IKOXFD - È chiaro che occorre avere nozioni basilari di elettrotecnica. Ma il lato più qualificante del nostro mondo è che i diversamente abili vengono non solo accettati, ma aiutati a inserirsi nell'attività (infatti Michele è stato seppellito dagli auguri dei compagni radioamatori, ndr): abbiamo parecchi soggetti diversamente abili (un caso tipico i non vedenti) che fanno i radioamatori e spesso questo li aiuta a vivere meglio, perchè hanno uno scopo in più, aiutare gli altri. D'altronde tutti ricordano che ci anima la passione, ma la nostra attività ha una valenza sociale di alto impatto, basti pensare alle calamità naturali, quando spesso noi ci sostituiamo alle comunicazioni tradizionali che sono interrotte e aiutiamo i soccorsi».