La Casa 3 - Ghosthouse
Paul, un giovane radioamatore, intercetta uno strano messaggio radio in cui una voce prega qualcuno di non ucciderlo. Incuriosito da questo evento, Paul localizza la trasmissione che proviene da una cittadina vicino Boston e decide di andare sul posto insieme alla sua fidanzata Martha. Giunti lì scoprono che il messaggio era partito da una vecchia villa abbandonata dove venti anni prima era stata misteriosamente uccisa un’intera famiglia. Il custode della villa cerca di far allontanare i due curiosi in tutti i modi, ma un camper con a bordo altri tre ragazzi in viaggio si ferma nel parco della stessa villa. Appena calano le tenebre, cominciano ad accadere fatti inquietanti…
Primo di tre film prodotti dalla Filmirage di Aristide Massaccesi e distribuiti da Achille Manzotti, “La Casa 3” è un tentativo di rinverdire la tradizione dei film sulle case infestate e per far ciò la distribuzione ebbe la furba idea di intitolare il film facendolo apparire un sequel de “La Casa 2”, che solo l’anno primo aveva spopolato nei cinema di mezzo mondo. L’operazione riuscì e, anche se poco corretto nei confronti dei fan di Raimi, “La Casa 3” portò a casa un bel gruzzoletto dando di fatto il via all’operazione “case apocrife”.
Il film diretto da un Umberto Lenzi sul viale del tramonto è, contro ogni aspettativa, uno degli horror migliori del regista creatore del Monnezza, grazie a una storia ben raccontata e a una serie di buone intuizioni (sia narrative che registiche) che permeano il film di una sottile e riuscita inquietudine. Fino a quel momento il cinema horror non era il territorio più adatto a Lenzi, contraddistintosi senza dubbio più per il poliziesco e per il giallo, anche se un paio di ottimi titoli come “Incubo sulla città contaminata” e “Cannibal Ferox” svettano prepotentemente nella sua lunga filmografia.
“La Casa 3” ha le caratteristiche di un piccolo cult che probabilmente riesce a intaccare l’affezione dello spettatore soprattutto se visto durante l’infanzia: c’è la bambina fantasma che molto deve all’immortale Mario Bava e al suo capolavoro “Operazione Paura”, c’è un pupazzo (clown!) diabolico che richiama “Poltergeist”, una cantilena infantile inquietante e ossessiva, omicidi cruentissimi e un rimando (voluto o meno) a “Inferno” di Dario Argento, tutti elementi che, seppur mostrino una certa derivatività, riescono a far breccia nel cuore degli appassionati.
Il prologo è una delle parti migliori del film, così teso e visivamente violento da rimanere ben saldo nella mente dello spettatore. Gli omicidi sono in generale pregni di splatter e ben coreografati, con un paio di morti davvero d’impatto come l’accettata in piena testa e la tizia divisa in due da una lastra di metallo. Fortunatamente però “La Casa 3” non è solo splatter e violenza e così anche le scene di suspense appaiono ben gestite e la casa sinistra contribuisce a donare un’atmosfera cimiteriale e plumbea all’intera vicenda.
Va da se che non tutto sia perfetto nel film di Lenzi (che in “La Casa 3” si firma con lo pseudonimo Humphrey Humbert) e troviamo qualche ingenuità nella descrizione dei personaggi e molte incertezze nelle performance degli attori. La sceneggiatura di Cinthia McGavin (il cui curriculum si ferma a questo film) è semplice e ordinata ma presenta dei personaggi poco credibili che mostrano un’approssimazione psicologica a tratti disarmante. Contribuiscono negativamente anche gli attori, per lo più poco convincenti e vistosamente poco dotati e infatti per molti di loro la carriera si fermò a questo film o poco più. Tra gli interpreti i più convincenti e sicuramente più familiari al pubblico sono Lara Wendel e Mary Sellers. La prima, che nel film interpreta la protagonista Martha, ha un curriculum di tutto rispetto che va dalle prove da ragazzina con “Mio caro assassino” a “Il profumo della signora in nero”, passando per il discusso “Maladolescenza” e poi “Tenebre”, “Morirai a mezzanotte” e “Killing Birds”. La Sellers, invece, che qui interpreta Susan, è nota per la sua performance in “Deliria”, “La maschera del demonio” e “Contamination .7”. C’è da dire, comunque, che molto del demerito va al doppiaggio italiano dell’epoca, che da un sentore di artificiosità ai personaggi.
In conclusione “La Casa 3” è un piccolo cult della cinematografia horror italiana anni ’80; i difetti sono riscontrabili per lo più su sceneggiatura e interpreti ma il film regge nella sua totalità e da vita ad alcuni momenti da manuale del cinema di paura.
Sicuramente da riscoprire.
Per un approfondimento sulla saga italiana delle “Case” e una recensione del DVD di “La Casa 3” cliccate qui.