La navetta era al suo decimo volo e alla missione, la Sts-51-L, partecipavano 7 astronauti

La scia bianca dello shuttle improvvisamente scossa, divisa in due e aggrovigliata su se stessa ha lasciato il mondo attonito il 28 gennaio 1986. Le immagini della tragedia del Challenger sono ancora indimenticabili a 25 anni da quello che all'epoca era l'incidente piu' grave mai avvenuto nelle imprese spaziali.

Un triste primato che 17 anni piu' tardi il Challenger avrebbe diviso con un altro shuttle, il Columbia, esploso il primo febbraio 2003. Il Challenger si disintegro' sull'Atlantico, al largo delle coste della Florida alle 11:39, ad appena 73 secondi dal lancio avvenuto dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral.

La navetta era al suo decimo volo e alla missione, la Sts-51-L, partecipavano sette astronauti: il comandante Francis Scobee (47 anni), il pilota Michael Smith (41), gli specialisti di missione Judith Resnik (37), Ronald McNair (36) e Ellison Onizuka (40); gli altri due membri erano lo specialista di carico Gregory Jarvis (42), della Hughes Aircraft, e la prima maestra che si preparava a fare dello shuttle una specialissima aula didattica, Sharon Christa McAuliffe (38).

 

 

A causare l'incidente fu un guasto ad una guarnizione (chiamata O-ring) del segmento inferiore del razzo a propellente solido. La navetta si disintegro' letteralmente e con essa ando' in frantumi il sogno americano dello spazio. Ci vollero due anni prima che il programma riprendesse i voli, ma era ormai chiaro che una macchina complessa come lo shuttle avrebbe potuto creare ancora problemi. Tanto che a 10 anni dal disastro del Challenger e 5 miliardi investiti per rendere piu' sicura la navetta, la Nasa considerava il rischio di una seconda catastrofe ancora presente.

 

Fonte: Ansa